Disegni dal Diario di Enrico Coleman
....... giungemmo in vista di Camerata vecchia. E’ giusto un piccolo paese sulla cima d’uno scoglio a 1218 metri sul mare. Venti anni fa l’incendio, ed ora non vi rimangono che pochi abitanti e delle stalle pel bestiame, scusa questa, secondo gli abitanti, per la sua immensa sudiceria. La maggior parte degli abitanti si sono trasportati un 400 metri più in basso a Camerata nuova che hanno fabbricato di pianta, e che fa l’effetto d’un paese composto di quelle casette di legno che si danno ai bambini per giocattoli. Si vede bene che qui non vedono forastieri che in rarissime occasioni, giacchè avendo noi domandato del vino cominciarono a consultarsi l’un l’altro e a discutere, finchè vedendo noi che ci sarebbe voluto del tempo per ottenerlo li levammo dall’imbarazzo, dicendo che saremmo andati a bere giù a Camerata nuova. frattanto rincominciò a piovere, e riparatici sotto un’arco della chiesa diroccata, la scena era veramente lugubre. Le nuvole salendo e scendendo danzavano una ridda infernale, oscurandoci il panorama e tutto intorno rumoreggiava il tuono, in un angolo dell’arco, in una buca, varii crani e stinchi di antichi cameratani, aggiungevano allegria alla scena. Presa una fotografia, per quanto lo permetteva l’oscurità, e in presenza della metà della popolazione che stava intorno guardando con rispettoso stupore, riprendemmo la ripidissima discesa, e giungemmo sotto una pioggia torrenziale, a Camerata nuova, ultima tappa del giorno. Domandammo di un oste e ci fu additato un certo Giuseppe Mestici, all’entrata del paese.......